Sorseggio caffè in una tazzina della prozia, leggendo lettere d’antan
Lettera scritta da un autore radiofonico, alla fine degli anni ’60, per la trasmissione “Più bello scrivere quasi insieme”. 2nda puntata. Mi è stata donata, insieme alle altre 9, dalla mia amica novantenne nonna Paola. Mi è parso bello ricopiarla al computer, e proporla ai giorni nostri, perché, leggendola, l’ho sentita molto attuale.
“Mia cara Teresa,
mi faccio vivo, finalmente. Sì, lo so: è più di una settimana che non ti telefono, che non ti cerco. Avrai pensato: un’altra delusione, anche lui era come gli altri, anche lui, come tutti gli uomini, non ha il coraggio di dirmi che non mi ama più, che è finita. Hai ragione: in questo voi donne siete più leali di noi. Ma ecco, io adesso ti scrivo; forse per lettera riuscirò a spiegarmi meglio che a voce…
Quando un mese fa ti invitai a ballare in quella curiosa festicciola, tu mi dicesti che preferivi startene seduta a chiacchierare, che in quei balli scatenati non te la cavavi tanto bene. Io ne fui contento, e interessato. Chiacchierammo tutta la sera e, a mano a mano che tu parlavi, io scoprivo che eri molto più bella di quanto non mi eri sembrata il primo momento. Il tuo volto, che mi era sembrato un po’ scialbo, non lo era affatto; la tua pelle, che mi era parsa troppo chiara, era invece delicata e trasparente; i tuoi occhi, che mi erano sembrati dei comuni occhi castani, si accendevano di mille piccole luci dorate. E più si parlava, più il volto si illuminava.
Per un mese abbiamo continuato a vederci e-credimi- sono stato felice di trascorrere con te la maggior parte del mio tempo libero. Poi ho incontrato Carlo, l’amico che ci presentò quella sera, quel tipo simpatico, allegro, giovanile. Mi disse- Come mai non ti si vede più? Che fai?-E io gli dissi che uscivo spesso con te.- Ma che, sei matto? Quella è una ragazza da sposare, fuori dal nostro giro: vuoi proprio farti incastrare?-
Mi disse tante altre cose, e io ne rimasi frastornato, disorientato. E non ti telefonai più. E ripresi la mia vita di sempre: le solite risate, i soliti scherzi, le avventurette di una sera con ragazze che la maggior parte delle volte ti dicono di no, il cinema, la partita…Ebbene, mia cara, ho scoperto ieri sera che mi annoio a morte, che ero estremamente vuoto, che un’ora con te aveva molta più vita di quella falsa allegria con la quale tentavo di riempire le mie serata. Ed ecco perché ti scrivo, per chiederti scusa e per dirti: vuoi tornare con me?
Ti voglio, mia cara, perché vicino a te mi sono sentito più serio, più importante, perché la mia vita vicino a te sembrava riempirsi di tante cose nuove, finalmente vere. Ti voglio perché tu mi hai stimato più di quanto meritassi, non quanto forse, col tempo, potrò meritare. Affido a questa lettera tutte le mie speranze. Conservala, forse un giorno scopriremo che essa ha inciso sul nostro destino, che è il mio secondo atto di uscita.
Vediamoci domani. Io ti aspetterò al solito posto con la trepidazione di un ragazzo, ma, questa volta, anche con la sicurezza e la decisione di un vero uomo. “
Vorrei aggiungere un mio pensiero: l’uomo che scrisse la lettera, era una settimana che non si faceva sentire. Lo dice nell’introduzione, e prosegue con una frase che da sola vale la lettura: Hai ragione: in questo voi donne siete più leali di noi. Più leali, più educate e più votate a mettere la parola THE END, per poi svoltare, aggiungerei io.
Ora, le storie d’amore, si sa, sono destinate più a finire che a durare in eterno. E va bene. Ma che si abbia il coraggio di saper spiegare perchè quella persona con la quale facevi progetti fino a poco tempo prima, ora non la vuoi sentire nemmeno via sms. E se proprio il coraggio mancasse, che almeno lo si faccia per buona educazione. Perchè una NON risposta è irritante e da veri CAFONI.
ericav
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