Donne, non vittime @larivistaintelligente
Oggi è il 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Tolto il fatto che OGNI GIORNO dovrebbe essere il 25 novembre, voglio postarvi il pezzo di Anna Paola Concia, pubblicato su La Rivista Intelligente.
Inizia così:
Era il 2010 quando con Eliana Frosali e Alessandra Bocchetti ideammo la campagna riconoscilaviolenza, una campagna completamente diversa da tutte le altre, rivolta alle donne giovani, contro lo stereotipo della vittima.
In questi quattro anni quella campagna ha fatto il giro del mondo, è stata adottata dall’ONU, dal consiglio d’Europa, dalla Polonia, dalla Germania, dai paesi latino americani. L’anno scorso è stata finalmente adottata dal Governo italiano grazie a Cecilia Guerra, allora viceministro, e a Paola Tavella, sua portavoce, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Quella campagna è una campagna GRATUITA, chiunque la può adottare. Ci sembrava che fosse passato il messaggio, ci sembrava che le cose stessero cambiando (secondo me stanno cambiando), che lo stereotipo della vittima fosse superato, per lasciare spazio a messaggi più efficaci. Ci avevamo creduto, tutte. E invece, in questi giorni “arieccole”, le professioniste del vittimismo sono tornate in pompa magna. Tutte ringalluzzite hanno ricominciato a lanciare immagini di donne picchiate, violentate, con l’occhio nero, immancabilmente VITTIME. Tutte e tutti convulsamente che postano queste foto con messaggi stupidi e banali come “mai più!”, “stop violenza!”. Ma il messaggio subliminale è: guarda, vittima sei, vittima rimani, non credere di sfuggire a questo destino!
Non mi trova d’accordo su tutto, ma condivido assai questo pensiero:
E allora ho pensato: se avessi avuto una figlia adolescente avrei tappezzato la sua stanza con le foto di Samantha (Cristoforetti), le avrei detto: «Figlia mia, guardale tutti i giorni e pensa che nella vita non ti è preclusa nessuna strada, neanche quella dello spazio, e io farò di tutto perché questo accada». Fatelo anche voi, madri italiane con le vostre figlie.