“Dimmi tutta la verità, ma dilla obliqua”
Certo, Emily (Dickinson), non posso che dirla obliqua, visto che non sono una sola ma ben tre, e in passato sono stata diverse altre.
Tutto è iniziato quando da ragazzina provai a scrivere racconti, firmandoli Bea Stradivari. Poi fui folgorata da “Orlando” di Sally Potter, tratto dal romanzo della Woolf: era sempre lui, l’androgino cortigiano prediletto da Elisabetta I, che viaggiava attraverso i secoli indossando svariate vesti fino a risvegliarsi, un giorno, donna. In seguito arrivò George Eliot, che in realtà era Mary Anne Evans, ed il suo “Middlemarch: studi di provincia”, e fui colpita dalla sua particolare introspezione psicologica ed ironia inquietante.
Passarono gli anni, mi imbattei nel giornalismo e mi si chiese di firmare i pezzi con un nick name, così accadde. Cambiai nuovamente nome e divenni leicav (leica per la mia passione per la storica macchina fotografica, v. è l’iniziale del mio cognome). Un bel giorno decisi che era tempo di scrivere un romanzo, ma non sarebbe stata una “faccenda normale”: prima ancora di scriverlo, avrei creato il mio alter ego, la mia eroina facendola vivere prima su internet, per avere un riscontro immediato.
E così nacque Emma Travet (la precaria sì, ma con stile), su myspace, nel mese di giugno 2007, anche se, nella sua realtà, era già nata il 7 settembre 1982. Sono trascorsi cinque anni, un romanzo, tante presentazioni e interviste… lei è diventata più nota di me, spesso la gente quando mi incontra mi chiama Emma, ma io non ci bado più, perché ho superato di gran lunga lo sdoppiamento di personalità, anzi, ne ho creata una terza, che sto testando da qualche mese su www.notenews.it: madaminfrills, la elegantemente perfida che nutre sincera ammirazione per la “Signorina snob” della Valeri.
Da dove arriva questo bisogno così profondo di continuare a volersi autorappresentare, sempre attraverso un’altra? Non saprei, o forse sì… penso abbia radici nel passato, dove la mia mente già creativa pativa la molle vita di provincia e desiderava scappare via, verso altre vite.
Spesso ci sono riuscita, viaggiando e trovando le città ideali (Londra, New York, Toronto), ma il rientro era pesante.
Thanx God, ho scoperto internet in una vacanza a Miami e mi si è aperto un mondo. Poi sono arrivati i social newtwork ed ho potuto mascherarmi, divertendomi, sperimentando le mie tante verità oblique, e ora che ci sono dentro da tempo, perché dovrei uscirne? Si sta così bene qui… e.v.
(testo pubblicato su “Profile-Alfabeto Morso-Progetto Maionese 2012 di EnPleinAir arte contemporanea)
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